Icona dell’Entrata a Gerusalemme
Con l’ingresso di Gesù a Gerusalemme inizia la settimana santa. Secoli prima il profeta Zaccaria aveva scritto:
“Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina Farà sparire i carri da Efraim e i cavalli da Gerusalemme, l’arco di guerra sarà spezzato, annunzierà la pace alle genti, il suo dominio sarà da mare a mare e dal fiume ai confini della terra” Zc 9,9-10
Anche Davide aveva preparato per suo figlio Salomone un ingresso simile “Il re Davide fece chiamare il sacerdote Zadòk, il profeta Natan e Benaià figlio di Ioiadà. Costoro si presentarono al re, che disse loro: «Prendete con voi la guardia del vostro signore: fate montare Salomone sulla mia mula e fatelo scendere a Ghicon. Ivi il sacerdote Zadòk e il profeta Natan lo ungano re d’Israele. Voi suonerete la tromba e griderete: Viva il re Salomone! Quindi risalirete dietro a lui, che verrà a sedere sul mio trono e regnerà al mio posto. Poiché io ho designato lui a divenire capo d’Israele e di Giuda.” 1 Re 1,32-35
Gesù entrando a Gerusalemme cavalcando un puledro d’asino, cavalcatura dei re in tempo di pace, adempie le profezie. Egli è il figlio di Davide, il Messia che sta per compiere la sua missione: “Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio
dell’uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini». Ma essi non comprendevano questa frase; per loro restava così misteriosa che non ne comprendevano il senso e avevano paura a rivolgergli domande su tale argomento.” Lc 9,44-45.
Il suo vestito è in parte nero perché questa è l’ora delle tenebre, in mano ha il rotolo di cui parla il salmo 39 : “Sul rotolo del libro di me è scritto, che io faccia il tuo volere.”. La volontà del Padre è che il Figlio offra la sua vita sulla croce per la salvezza dell’umanità. Il rotolo richiama anche il documento scritto del nostro debito di cui parla san Paolo nella lettera ai Colossesi: “annullando il documento scritto del nostro debito, le cui condizioni ci erano sfavorevoli. Egli lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce” Col 2,14
Gesù rivolge il suo sguardo verso i discepoli che non capiscono, i loro volti con gli occhi appena abbozzati sono incapaci di vedere il piano di Dio. Pietro ha il vestito giallo, colore che indica tristezza, perché nel momento della prova rinnegherà Gesù.
L’asino, animale impuro per la religione ebraica, rappresenta l’elemento istintivo dell’uomo ed è associato ai pagani. San Giovanni Crisostomo nelle omelie sul vangelo di Matteo così si esprime: “qui viene indicata la Chiesa per mezzo del puledro, il popolo nuovo che un tempo era impuro, ma dopo che Gesù si fu seduto, è divenuto puro”.
La montagna sullo sfondo è il monte degli ulivi, dove Gesù affronterà la sua ora e combatterà con la sua umanità per entrare nella passione “Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!” Mt 26,39
L’albero verde e rigoglioso che si staglia al centro richiama il germoglio profetizzato da Isaia: “Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore.” Is 11,1-2
Il germoglio, Gesù, si è sviluppato e sta per generare a sua volta la Chiesa tramite la sua passione: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane da solo; se invece muore produce molto frutto” Gv 12,24.
In alto a destra c’è la città di Gerusalemme al cui centro c’è il Tempio, il luogo della presenza di Dio. Ci ricorda le parole profetiche di Gesù riguardo alla sua passione, morte e resurrezione: “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere” Gv 2,19 e ancora “.. perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme…” Lc 13,33. Le alte mura che la circondano indicano la sua chiusura nell’accogliere il regno di Dio.
Gerusalemme è associata a Melchisedek, re di Salem che offre a Dio pane e vino (Gen 14,18), e ad Abramo che qui doveva sacrificare il figlio Isacco. “Abramo chiamò quel luogo Il Signore provvede (Irè in ebraico)” Gen 22,14 da qui il nome Yerushalaim. Gesù, re dei Giudei e sacerdote per sempre al modo di Melchisedek, offre se stesso in sacrificio.
Sulla destra c’è la folla venuta ad acclamare il Messia, la cui eco è rimasta nella liturgia “Benedetto colui che viene nel nome del Signore, Osanna nell’alto dei cieli”. Molti hanno un atteggiamento di sufficienza, chi guarda da una parte, chi dall’altra. Sarà la stessa gente che, sobillata dai sacerdoti, chiederà a Pilato che Barabba sia liberato e Gesù sia crocefisso.
Solamente il più piccolo, in basso al centro, che nella tradizione bizantina ha la veste bianca per significare l’innocenza, accoglie Gesù con tutta la sua vita, spogliandosi del mantello per onorarlo. Il salmo 8 così proclama “Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli” Sal 8,3. Il suo orecchio evidenziato in primo piano è un invito ad ascoltare la Parola di Dio e la predicazione. L’autore, vestendolo di giallo, ci ricorda che tutti siamo soggetti, come Pietro, alla debolezza della carne. Nonostante questo anche noi, come bambini, siamo chiamati ad accogliere Gesù, rinunciando alle nostre sicurezze simboleggiate dal mantello e acclamandolo come nostro Salvatore.
La processione delle Palme, che la Chiesa ha celebrato con solennità fin dai primi secoli, ci dà l’occasione di rivivere questo momento fondamentale nella vita terrena di Gesù, testimoniando pubblicamente la nostra fede nella vittoria sulla morte. Conserviamo per tutto l’anno il rametto l’ulivo o la foglia di palma nella nostra casa in modo da mantenere questa fede viva per tutto l’anno, soprattutto nei momenti più difficili.
Paolo Matacchioni
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