In ascolto dell’icona – n.2

L’Icona Bizantina: simbologie principali

 
L’icona non è un dipinto qualsiasi, racchiude un contenuto teologico che viene espresso utilizzando simboli particolari. La prima cosa che ci colpisce guardando un icona è lo sfondo dorato. E’ un modo per condurci a contemplare la realtà divina che è al di là dello spazio e del tempo. Le figure sono immerse nella luce di Dio che le avvolge immutabile e senza ombre. Le fattezze dei volti di Gesù e di Maria si rifanno alla tradizione, che deriva dalle immagini “acheropite”, cioè non dipinte da mano d’uomo, ottenute in modo miracoloso, la principale delle quali è il Mandylion di Edessa che viene
associato alla Sacra Sindone e da cui discende l’icona più antica giunta fino a noi: il Cristo Pantocrator del Monastero di Santa Caterina nel Sinai (immagine principale).
Le icone della Madre di Dio occupano un posto particolare e si rifanno a diverse tipologie. Le principali sono la Odighitria “Colei che conduce” il cui prototipo per la tradizione venne dipinto da san Luca in cui Maria indica la strada che porta a Gesù e la “Eleousa”, la Madonna della tenerezza, di cui la più famosa è la “Vergine di Vladimir”.

 

Ogni elemento dell’ icona ha la sua funzione rappresentativa: il volto e lo sguardo, la posizione delle mani e delle singole dita, i colori delle vesti e la postura, la posizione delle gambe e dei piedi. Ad esempio nella mano benedicente del Cristo indice e medio vicini significano le sue due nature, anulare mignolo e pollice che si toccano rimandano alla Trinità.
La posizione delle gambe con i piedi uniti significa adorazione, se invece vi è un movimento significa che si compie una missione.
I malvagi sono raffigurati di profilo, non mostrano gli occhi e quindi nascondono le loro intenzioni.
Ogni colore ha i suoi significati: L’oro rappresenta la gloria divina immutabile dove tutto è luce e splendore.

La porpora, colore rosso con sfumature viola, è riservata all’imperatore bizantino, ne rappresenta la maestà e il potere. Nell’ iconografia appare sempre più vicina al rosso divenendo così più luminosa. E’ il colore comunemente usato per il manto di Maria, Madre di Dio e Regina dei Cieli.
Il rosso è uno dei colori più usati nelle icone. Questo è il colore del calore, della passione, dell’amore, della vita e dell’energia vivificante, e proprio per questa ragione il rosso è diventato il simbolo della risurrezione, la vittoria della vita sulla morte. Ma allo stesso tempo è il colore del sangue e del martirio e il colore della natura umana.
Il bianco è il simbolo del regno di Dio. Questo è il colore del candore e della santità. Solo i giusti vengono raffigurati con le vesti bianche.
L’ azzurro è il colore del cielo e richiama la natura divina. Gesù spesso viene raffigurato con vesti rosse e azzurre per significare la simultanea presenza nella sua persona della umanità e della divinità. Anche Maria ha talvolta la veste azzurra a significare la sua appartenenza alla sfera celeste.

Il verde è il colore della vita. E’ il colore della natura che si rinnova e spesso significa il perdono dei peccati.
Il marrone è il colore della terra, di ciò che è transitorio e deperibile “polvere sei e polvere ritornerai” , rappresenta la natura umana soggetta alla morte.
Il giallo è il colore dell’ oro, ma non ne ha la luminosità. Spesso è simbolo della tristezza.
Il nero è il colore del male e della morte. Rappresenta il luogo dell’ assenza di Dio, l’ abisso infernale. Nelle icone il diavolo non viene quasi mai rappresentato, un cerchio o un antro nero significano il regno delle tenebre.
Il grigio, essendo una via di mezzo tra la santità (bianco) e l’iniquità (nero) non viene mai usato per le persone, raramente per gli edifici. Essendo l’icona un’immagine della vita eterna non ammette la possibilità di uno stato intermedio, si è beati o dannati.
Non esistono luoghi chiusi, tutto viene raffigurato all’ aperto. Davanti a Dio non ci si può nascondere: “Dove andare lontano dal tuo spirito, dove fuggire dalla tua presenza? Se salgo in cielo, là tu sei, se scendo negli inferi, eccoti” Sal 138,7-8
“Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore. Non v’è creatura che possa nascondersi davanti a lui, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi e a lui noi dobbiamo rendere conto” Eb 4,12-13.

 

Paolo Matacchioni

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